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la Giara - note del coreografo PDF Stampa E-mail

 

 
La Giara Teatro dell'Opera di Roma ↑

Carla Fracci e Mario Pistoni, La Giara di Casella ↑
coreografia di Luciana Novaro (1962)
 
Nuria Saldo Fuste 2017 ↑ cor. Franzutti
 

  Alice Leoncini, Martina Minniti, Francesca Raule ↑
 
 Carlos Montalvan, Andrea Sirianni, Sebastiano Lo Monaco ↑
 

Liberi nella Giara
di Fredy Franzutti



Il balletto "La Giara" nasce a Parigi nel 1924 con le coreografie dello svedese Jean Börlin e scene e costumi affidati a Giorgio De Chirico. Nel balletto si fa riferimento ad un generico meridione, sintesi di folklore di varie regioni e addirittura nazioni del mediterraneo (Grecia, Spagna).
 
Ho seguito da vicino la ricostruzione della versione originale che la nota e autorevole Millicent Hodson ha fatto nel 2008 per il Teatro Dell'Opera di Roma. Le scene e i costumi furono ricostruiti da Kenneth Archer suo collaboratore. Nella stessa "Serata De Chirico" - uno spettacolo in quattro parti che presentava la ricostruzione di coreografie con scene e costumi di Giorgio De Chirico create a Parigi nel secondo ventennio del '900 - Beppe Menegatti, ideatore del prezioso progetto, aveva affidato a me il balletto "Bacchus et Ariane" su musica di Albert Roussel. Le prove erano alternate e incastrate e, spesso, le pause erano una condivisione di problematiche tra i coreografi intenti nelle ricostruzioni.
Millicent ripeteva che Börlin non era per niente interessato a creare un atmosfera siciliana e che aveva inserito elementi di danza spagnola e greca.
 
Questo non solo per l'origine svedese del coreografo, che vede da tanto lontano il sud italia e, disinterresato alla ricostruzione delle danze tipiche, ricrea delle suggestioni di generico mediterraneo, ma anche perchè la produzione con l'apporto metafisico dell'arte di De Chirico perde totalmente la riconoscibilità geografica.
 
La versione dell'Opera di Roma non è integrale, sono state tagliate alcune parti - come la tarantella finale. Questo per contenere la durata complessiva dell'intera serata.
 
Nel 2009 il direttore artistico della stagione Lirica di Lecce, Filippo Zigante, mi chiese di realizzare il balletto "La Giara" da abbinare all'opera "Gianni Schicchi" di Puccini.
 
Avevo l'idea di mantenere delle caratteristiche che riportassero all'originale. La novella di Pirandello, nella sua concezione comica e irreale, dona la possibilità di affrontare il soggetto in chiave metafisica agendo nella locazione di un dipinto. Chiesi allo scenografo Francesco Palma, con il quale collaboro da anni, di realizzare quinte soffitti e un fondale che avesse come ispirazione un'eredità di Giorgio De Chirico. Pensammo al noto pittore di origini salentine Ercole Pignatelli che aveva dipinto masserie e paesaggi campestri.
 
E così ci ispirammo alle sue tele per realizzare l'impiantino dello spettacolo. Rimanendo così nella concezione Metafisica, non solo si risolve il problema della didascalia - non necessaria - ma nella formula irreale abbiamo la possibilità di utilizzare un vocabolario coreografico più vario.
 
Lo spettacolo "La giara", pur narrando di una situazione di costrizione, è "paradossalmente" un'opportunità di grande libertà creativa.
 
E' stato un bel successo. Interpreti dei ruoli di Nela e Luigi furono Paula Acosta ed Emil Jordanov. Due bravi ballerini nell'organico del Balletto del Sud - poi primi ballerini internazionali e ospiti anche di enti lirici italiani.
 
La versione del maggio 2017 è quasi interamente nuova. L'occasione per la nuova versione dello spettacolo sono stati i 150 anni dalla nascita dello scrittore di Agrigento.
 
La parte coreografica utilizza tutta la musica con aggiunte tratte dalla "Serenata" (di Casella) Op. 46 bis del 1930 - come è già avvenuto in alcune versioni estese. I temi musicali, tra il balletto e la Serenata, sono ricorrenti e citati. 
Nel passo a due tra Nela e Luigi ho utilizzato il tamburello come si è raccomandata più volte Carla Fracci. Quando le ho comunicato che era mia intenzione riprendere ed estendere il balletto "La Giara", lei mi ha subito detto: "il tamburello, è importantissimo. Quando danzai la versione della Luciana Novaro alla Scala avevo il Tamburello mentre facevamo il passo a due e non sapevo mai in che mano tenerlo.."
 
Per le scene ho utilizzato l'impiantino del 2009 e ho aggiunto un fondale dinamico con i quadri di Ercole Pignatelli, che ha firmato la parte visiva.
Visto che Pignatelli era stato già lo spunto iniziale dell'edizione 2009 ho completato la scena coinvolgendo il noto pittore che ha sposato il progetto sostenendolo con tutta la sua enerigia.
 
I costumi, nuovi, hanno la stessa tavolozza cromatica utilizzata da Pignatelli creando un suggestivo gioco di rimandi tra il fondale, i danzatori e il disegno luci ideato da Piero Calò.
 
Interpreti pricipali sono stati:  Carlos Montalvan (Don Lollò), Andrea Sirianni (Zì Dima), Nuria Salado Fustè (Nela),  Alessandro De Ceglia (Luigi) e Serena Ferri (Assunta).
 
Per completare il progetto, e raggiungere anche una vera autonomia di durata della serata, nello spettacolo ho inserito i testi interpretati da Sebastiano Lo Monaco, apprezzato attore - specialista di Luigi Pirandello. Il dialogo tra Don Lollò e Zi Dima - nello spettacolo interpretato da Andrea Sirianni, che è riuscito a danzare e recitare la parte del distratto Gobbo - è uno dei punti di forza che ricorda la versione cinematografica dei fratelli Taviani.